"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Thursday, September 26, 2013

Eraserhead

 1976. Il primo lungometraggio di David Lynch è stata un'opera fortemente desiderata, al punto che il regista, costretto ad interrompere le riprese per quattro anni per mancanza di budget e spinto da padre e fratello a trovare un lavoro che gli permettesse di mantenere la figlia, si adoperò in tanti piccoli impieghi pur di rimpinguare il budget destinato al film.
Lo stesso Lynch dichiarò, una volta utlimato il lavoro, di non riuscire a trovare un senso alle scene girate, quando alla fine fu illuminato dalla lettura di una frase della Bibbia (che non rivelerà mai). I rumori di sottofondo di una periferia industrializzata, una giovane coppia, un mostruoso neonato, creature aliene, delirio, incoerenza: questo è Eraserhead (La mente che cancella).
Quando si entra nel mondo di Lynch bisogna mettere da parte ritmi narrativi e coerenza strutturale; Lynch ci porta ad esplorare l'uomo e la sua mente, l'uomo e la sua anima, l'uomo e le sue paure. E' emozionante il mondo del vero cinema, quello che ha da dire mille cose, mille verità e punti di vista diversi e solo occhi e orecchie per riuscire nel suo intento; ogni regista coglie una verità sul mondo umano che va a raffigurare. Woody Allen mette in scena un uomo irrazionale, quasi bohémien, che cerca la libertà di poter vivere a suo piacimento, ma che in qualche modo è imprigionato da una sorte più potente della sua volontà; Nanni Moretti trae significati paradossali da piccoli gesti quotidinai che ognuno di noi potrebbe compiere, mettendo in discussione il concetto di "normalità".
David Lynch si concentra sull'inconscio umano, sulle sue pulsioni e paure regresse, come un moderno Freud.
Eraserhead è il cult movie che dimostrò come l'ossessione possa diventare arte. L'unico tema che può dare un senso a temi apparentemente incoerenti è il sogno. Lynch segue il flusso dell'inconscio che si manifesta a danno del conscio: una persona cosciente in stato di veglia tiene a freno l'inconscio che può liberarsi solo quando la persona abbassa le difese consce, mentre dorme ad esempio. 
Ecco che in quest'occasione affiorano nei sogni tutti quei pensieri che in stato di veglia verrebbero censurati, secondo Feud, perchè insopportabili per la parte razionale dell'uomo; tuttavia spesse volte la censura non riesce a camuffare le irrazionalità umane e perciò il sogno diventa incubo. Infatti nel film l'ambiente esterno in cui agiscono i personaggi riflette il loro stato interiore di paura ed incertezza.
Nel film l'irrazionalità inconscia che porta il protagonista in un turbinio di eventi onirici è personificata da un uomo mostruoso che compare all'inizio e alla fine del film per conferire anularità ai deliri di Henry e essendo loro fautore.
Esseri mostruosi possono essere ritrovati nei vermi che Henry trova nel suo letto (che riprendono Il demone sotto la pelle di Cronenberg del '75), oppure dagli stessi attori: Mary epilettica e la madre ninfomane. Il sangue che esce dal pollo arrosto ricorda le tinte drammatiche di The Grandmother, cortometraggio di Lynch realizzato nel '70, mentre il bambino con la testa di coniglio scuoiato ricorda l'infante frutto di un'incubo infernale che ha la protagonista Rosemary in Rosemary's Baby, film di Polanski del '68.
Alcuni hanno visto in Eraserhead il richiamo ad una metafora cosmica: il cordone imbelicale all'inizio del film unisce il pianeta da cui proviene la creatura con il mondo umano, come se legasse l'inconscio alla realtà.
Come in Rabbits e Dumbland, cortometraggi del 2002, le atmosfere di Eraserhead richiamano quelle del cosiddetto "Teatrino del perturbante": concetto freudiano sviluppato ancora prima dallo scrittore gotico E.T.A. Hoffmann, perturbante è tutto ciò che sembra famigliare e allo stesso tempo estraneo e quindi generante paura ed angoscia. Ad esempio in una ricerca dello studioso di robotica Mori i robot generavano simpatia negli astanti, ma man mano che assumevano fattezze sempre più antropomorfizzate, le reazioni emotive positive cominciavano a calare per lasciare spazio all'angoscia. Anche nel lungometraggio la presenza di elementi quotidiani (una coppia, una stanza, una cena di famiglia) genera all'inizio sicurezza e poi pericolosità.
Eraserhead rappresenta la prima fase evolutiva che porterà Lynch ad elaborare la mostruosità non solo a livello inconscio e personale, ma anche a livello fisico come in The Elephant Man, un uomo deforme in lotta più con il mondo "normale" che lo circonda che con se stesso.
Precursore dei temi più tipicamente fantascientifci (anche qui figurano mostri precursori di Alien), alcuni hanno individuato in Eraserhead una nota di surrealismo per la facilità con cui sogno e realtà si mescolano divenendo un tutt'uno; i cult movie horror della storia del cinema contemporaneo partono dal bianco e nero di Lynch.

 






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