"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Friday, January 25, 2013

Frankenweenie


Il gotico alla Tim Burton è sempre pieno di sorprese e mai ripetitivo: il regista riesce ad inserire ogni volta elementi innovativi che permettono al film di non prendersi mai troppo sul serio.
Frankenweenie in stop-motion, una tecnica che ormai ci è familiare grazie al suo primo lavoro Nightmare Before Christmas, è un remake di un primo tentativo cinematografico del 1984 che, purtroppo, fallì causando il licenziamento del regista dalla Disney (Nella sezione "cortometraggi" nella parte dedicata a Tim Burton troverete il filmato originale del 1984).


Oggi Frankenweenie rivive attraverso l'animazione con chiari echi ai grandi classici della commedia, prime tra tutte Frankenstein Junior di Mel Brooks, e dell'horror come La moglie di Frankenstein di James Whale. Del primo sa riprendere l'ironia, alcuni personaggi simili come Edgar, il bambino gobbuto che cerca di realizzare l'esperimento di scienze insieme a Victor, che fa l'eco a Igor, e la scena dell'aquilone che fluttua in cielo durante la tempesta di lampi nella notte in cui verrà risvegliato il mostro.








Del secondo film riprende l'eccentrica pettinatura della moglie del mostro.















Anche in quest'occasione Tim Burton si affaccia ad esplorare con la sua solita originalità il mondo dei bambini, ritenendolo fondamentale per lo sviluppo creativo che lo accompagnerà nella crescita. 
A differenza dei suoi precedenti lavori animati molto più gotici, Frankenweenie riesce ad unire elementi tipici dell'horror come il cimitero, le tombe e i mostri animati dall'elettricità con l'ingenuità dei bambini, i loro buoni propositi, come se le vicende scaturite dagli esperimenti dei piccoli protagonisti, per quanto irreali possano sembrare, prendessero davvero solo perchè i bambini credono nella realizzazione dell'impossibile, infatti l'amore di Victor per il suo cane sarà l'ingrediente che renderà possibile la sua rinascita. La scienza diventa un gioco da prendere sul serio, grazie soprattutto alla riflessione che ne fa l'insegnante di scienze di Victor: "Alla gente piace sempre quello che la scienza le dà, ma mai le risposte".


Sono simpatici anche i diversi ritratti dei bambini, dalla bambina apatica dai capelli biondi col suo inseparabile compagno Signor Baffino agli stereotipi sociali provenienti dal lontano Oriente. 
E poi vi sono vari elementi disseminati qua e là dove vengono ripresi alcuni elementi particolari, come il mulino, presente anche ne Il mistero di Sleepy Hollow, o gli occhiali 3D che indossa la famiglia Frankenstein all'inizio del film.











Tim Burton non sbaglia nel mescolare ingredienti così opposti tra loro e creare un mix di originalità e tenerezza.

Tuesday, January 15, 2013

Django Unchained


Quentin Tarantino ha dato vita e vittoria (si è appena aggiudicato un Golden Globe per la migliore sceneggiatura) al suo genere preferito, il western, e non un western americano alla John Wayne, ma uno Spaghetti-western alla Sergio Leone.
Quest'ultimo genere, infatti, nacque in Italia intorno agli anni '60 - '70 e venne denominato così in America per le numerose scene cruente, in cui vi era tanto sangue come il sugo sugli spaghetti. 
Django Unchained è un riadattamento dell'originale Django del 1966 di Sergio Corbucci, film che aveva visto Franco Nero come protagonista (infatti appare in un cameo anche nel film di Tarantino): Django cerca vendetta per l'assassinio di sua moglie. 
Entrambi i film poggiano sullo scheletro di una love-story, che nel caso dell'ultimo Django rappresenta il punto di partenza per una fitta rete di contrasti che si sviluppano non solo a livello personale del protagonista, ma che vedono implicati gli anni della politica schiavista americana, del lavoro nelle piantagioni, dei grandi proprietari terrieri e delle lotte tra mandingo, costretti ad uccidersi a vicenda per il piacere del loro padrone.
Per questo motivo il regista lo definisce un western politico, un affresco nudo e crudo degli anni dello schiavismo, che rappresenta un'innovazione nel suo genere: un uomo di colore che spezza le catene dell'oppressione e si comporta come un uomo libero, allievo di un bianco privo di pregiudizi (il dottor Schultz). 
All'interno del film si mescolano omogeneamente citazioni del vecchio western tra cui le scene cruente di genere (che tuttavia rappresentano la pietra miliare di Tarantino alla Kill Bill), la macchina da presa che veloce si focalizza sui primi piani (sempre alla Kill Bill ma non così rivalutati come lo erano,invece, per Sergio Leone), i grilletti facili, l'ironia pungente e il non detto alla Clint Eastwood (Per un pugno di dollari Il buono, il brutto, il cattivo), il duello finale, i buoni che si fanno giustizia da soli attraverso duelli e

sparatorie, il cinismo tipico dei personaggi buoni o i colori tipici del western (come il bianco e rosso dei titoli dei film); dall'altra parte vi sono elementi tipicamente tarantiniani come la presenza di un eroe, Django, che di solito non c'è mai in questo genere. 
Invece lo stesso regista ha voluto sottolineare il paragone che più lo affascinava, quello tra i due eroi Sigfrido (L'anello del Nibelungo di Wagner) e Django, entrambi salvatori della loro amata Broomhilda e quello speculare tra i due mentori Schultz e Stephen (servo di colore fedelissimo) e i loro rispettivi allievi Django e Calvin Candie (cresciuto da Stephen). Django è sia eroe che antieroe perchè è mosso da interessi personale e non ideologici (infatti non fa nulla per difendere gli schiavi vessati dai bianchi).
Se la love-story rappresenta lo scheletro dell'intera vicenda, la politica e la violenza ne costituiscono il cuore pulsante. Esse si sono intrecciate storicamente e ora si intrecciano in gran parte della pellicola, tanto che Leonardo DiCaprio (Calvin Candie) era rimasto turbato da alcune battute di forte impatto che avrebbe dovuto recitare.
Ma il fine del regista era proprio quello di dare un taglio realistico e credibile al tutto, forse con l'intento di ripercorrere e riscattare gli errori USA. 

L'eclettismo musicale corona il tutto: da Ennio Morricone ed Elisa ai classici del western (Django di Luis Bacalov, Ennio Morricone) al genere più moderno, e scandisce i passaggi da una situazione all'altra della vicenda. 
Lo spaghetti-western italiano ha rappresentato una rivoluzione negli anni del dominio dei classici western (razzisti) americani per i suoi personaggi fuori dagli stereotipi e dal grande spessore psicologico, cosa meno elaborata nel film di Tarantino forse a causa del ritmo molto incalzante che non dà tregua ai personaggi.
Gli elementi generali del genere ci sono tutti fatta salva qualche eccezione, la novità è il tema del razzismo sviluppato dal punto di vista degli oppressi ( tema che lo stesso regista ha dichiarato di voler ampliare in un prossimo film).
Tarantino ha fatto del western il suo genere prediletto che si riscontra indirettamente in tutte le sue opere precedenti (vedi Kill Bill per la colonna sonora western e la violenza tipica di questo genere), tuttavia, nonostante il film catturi tutta l'attenzione dal primo munito ai titoli di coda, per rendere ancora più intrigante questo ritorno al desolato Sud americano, sarebbero state gradite delle innovazioni originali che esulassero dalla cifra stilistica tarantiniana e che dessero un tocco di eccentricità e stravaganza alla Kill Bill che tanto abbiamo amato. 







Saturday, January 12, 2013

La migliore offerta


Giuseppe Tornatore ritorna al thriller de La sconosciuta dopo la parentesi di diverso genere di Baarìa. Anche in questo nuovo film, in linea con lo stile del regista, il secondo protagonista è lo spazio: il film infatti è stato girato in varie città, sia italiane che estere, e questo connubio tra culture diverse ci proietta in una storia senza spazio nè tempo.
Il regista ha dichiarato di aver unito due idee distinte in quest'unico film e di essersi distaccato dalle sue opere precedenti, di solito, autobiografiche. 
Il significato dell'intera vicenda, una love story avvolta dal mistero, si focalizza sui continui rimandi tra il mondo artistico (infatti il protagonista Virgil Oldman è un famosissimo battitore d'aste e collezionista esperto di pezzi d'antiquariato rari) e il mondo personale degli stessi personaggi. 
La vita di Virgil (Geoffrey Rush) è circoscritta alle sue opere e ad una camera blindata in casa sua, dove ha riposto i ritratti di donne più rari del mondo: il suo occhio è esperto nel trovare le minime imperfezioni sulla tela che potrebbero rivelargli una qualche falsificazione del dipinto. Egli è un vero esperto, sa scovare le false verità.
Questa sua sicurezza nel solo campo lavorativo è totalmente inefficace quando si trova alle prese col mondo reale, quello fatto di persone, presenza a cui Virgil non è abituato; tratta il mondo con la stessa serietà con cui tratta i suoi antichi cimeli, ossia con dei guanti che isolino il senso tattile, scrutandolo con le dovute precauzioni.
Gli occhi sono l'unico mezzo con cui si relaziona con l'esterno e sarà lo stesso mezzo con cui, all'inizio, Virgil osserverà l'unica vera donna della sua vita, Claire Ibetson. 
La prima parte del film è volta ad analizzare il protagonista, le sue manie, le sue convinzioni, e ad infittire il mistero attorno ad un'improvvisa telefonata da parte di una giovane ereditiera malata di agorafobia che ha deciso di disfarsi per sempre degli antichi cimeli di famiglia. 
La curiosità di Virgil per la giovane che nessuno ha mai visto e il fascino di quella vecchia casa quasi abbandonata e ricca di tesori inaspettati (come i pezzi di un Vaucanson del '700 che compaiono di tanto in tanto in cantina) sono gli ingredienti principali per creare un'atmosfera noir che decreterà un cambiamento nel burbero Virgil.
L'arte è la vera portatrice del significato della vita e dell'amore; essa è come la vita, in cui predomina la costante distinzione tra ciò che appare e ciò che è. L'arte ha fatto incontrare Claire e Virgil, l'arte fa da scudo al comportamento impacciato del protagonista che si nasconde dietro una statua di marmo per spiare la sua amata, l'arte è come l'amore: stare con una donna è come partecipare ad un'asta, non si sa mai quale possa essere l'offerta migliore. 
Sarà proprio l'arte a decretare il finale inaspettato che riprende il tema oltremodo citato del sottile filo che separa la realtà dall'apparenza. 
Virgil considera Claire come un'opera d'arte, al suo primo incontro le bacia la mano con la sua guantata, la fa sfilare con vestiti diversi mentre egli rimane a contemplarla, proprio come rimaneva seduto per ore ad osservare i suoi ritratti femminili.
Non svelerò il finale, per quelli di voi che non l'hanno visto, ma a fine post metterò un P.S. solo per i più curiosi di voi che vorranno sapere come va a finire questa tormentata storia d'amore.
L'intera pellicola è arricchita dalle musiche di Ennio Morricone , molto suggestive e che delineano appieno lo stato d'animo di Virgil alla fine della vicenda e dello spettatore che sicuramente rimarrà freddato dal finale, anche se lo stesso Tornatore ne ha dato una chiave di lettura ottimistica.

Tornatore ci invita a riflettere sulla nostra personale migliore offerta e su ciò che ognuno di noi considera prezioso, analizzando i possibili punti di vista, dall'amore per il lavoro, all'amore per l'amore o per il ricercato o per la verità. Ognuno di noi ha una migliore offerta per la quale darebbe l'anima ...


P.S: il finale somiglia sostanzialmente a quello de Il genio della truffa di Ridley Scott con Nicolas Cage: Roy organizza truffe con un suo collaboratore grazie alle quali riescono ad accumulare ingenti somme di denaro. Improvvisamente spunta una ragazzina che dichiara di essere sua figlia, avuta dall'ex moglie con cui non ha più rapporti da tempo. Roy, suo malgrado, include la figlia in una grossa truffa che, tuttavia, finisce male. Lui si risveglia pensando di essere all'ospedale, ma poi scopre che si trattava di una messa in scena ideata dal suo collaboratore e dalla falsa figlia per rovinarlo. Lo stesso accade a Virgil: Claire, il custode di casa e i giovani ragazzi che diventeranno amici di Virgil non sono altro che attori che hanno inscenato una tragica storia per avvicinarsi alle sue opere e rubargliele mentre lui è all'estero per la sua ultima asta. 
Virgil non è riuscito a distinguere il vero dalla finzione nella vita reale, nonostante nell'arte il suo occhio fino nel riconoscere le copie false gli aveva permesso di diventare il più grande battitore d'aste.