"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Friday, September 27, 2013

A Life In A Day

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Thursday, September 26, 2013

Eraserhead

 1976. Il primo lungometraggio di David Lynch è stata un'opera fortemente desiderata, al punto che il regista, costretto ad interrompere le riprese per quattro anni per mancanza di budget e spinto da padre e fratello a trovare un lavoro che gli permettesse di mantenere la figlia, si adoperò in tanti piccoli impieghi pur di rimpinguare il budget destinato al film.
Lo stesso Lynch dichiarò, una volta utlimato il lavoro, di non riuscire a trovare un senso alle scene girate, quando alla fine fu illuminato dalla lettura di una frase della Bibbia (che non rivelerà mai). I rumori di sottofondo di una periferia industrializzata, una giovane coppia, un mostruoso neonato, creature aliene, delirio, incoerenza: questo è Eraserhead (La mente che cancella).
Quando si entra nel mondo di Lynch bisogna mettere da parte ritmi narrativi e coerenza strutturale; Lynch ci porta ad esplorare l'uomo e la sua mente, l'uomo e la sua anima, l'uomo e le sue paure. E' emozionante il mondo del vero cinema, quello che ha da dire mille cose, mille verità e punti di vista diversi e solo occhi e orecchie per riuscire nel suo intento; ogni regista coglie una verità sul mondo umano che va a raffigurare. Woody Allen mette in scena un uomo irrazionale, quasi bohémien, che cerca la libertà di poter vivere a suo piacimento, ma che in qualche modo è imprigionato da una sorte più potente della sua volontà; Nanni Moretti trae significati paradossali da piccoli gesti quotidinai che ognuno di noi potrebbe compiere, mettendo in discussione il concetto di "normalità".
David Lynch si concentra sull'inconscio umano, sulle sue pulsioni e paure regresse, come un moderno Freud.
Eraserhead è il cult movie che dimostrò come l'ossessione possa diventare arte. L'unico tema che può dare un senso a temi apparentemente incoerenti è il sogno. Lynch segue il flusso dell'inconscio che si manifesta a danno del conscio: una persona cosciente in stato di veglia tiene a freno l'inconscio che può liberarsi solo quando la persona abbassa le difese consce, mentre dorme ad esempio. 
Ecco che in quest'occasione affiorano nei sogni tutti quei pensieri che in stato di veglia verrebbero censurati, secondo Feud, perchè insopportabili per la parte razionale dell'uomo; tuttavia spesse volte la censura non riesce a camuffare le irrazionalità umane e perciò il sogno diventa incubo. Infatti nel film l'ambiente esterno in cui agiscono i personaggi riflette il loro stato interiore di paura ed incertezza.
Nel film l'irrazionalità inconscia che porta il protagonista in un turbinio di eventi onirici è personificata da un uomo mostruoso che compare all'inizio e alla fine del film per conferire anularità ai deliri di Henry e essendo loro fautore.
Esseri mostruosi possono essere ritrovati nei vermi che Henry trova nel suo letto (che riprendono Il demone sotto la pelle di Cronenberg del '75), oppure dagli stessi attori: Mary epilettica e la madre ninfomane. Il sangue che esce dal pollo arrosto ricorda le tinte drammatiche di The Grandmother, cortometraggio di Lynch realizzato nel '70, mentre il bambino con la testa di coniglio scuoiato ricorda l'infante frutto di un'incubo infernale che ha la protagonista Rosemary in Rosemary's Baby, film di Polanski del '68.
Alcuni hanno visto in Eraserhead il richiamo ad una metafora cosmica: il cordone imbelicale all'inizio del film unisce il pianeta da cui proviene la creatura con il mondo umano, come se legasse l'inconscio alla realtà.
Come in Rabbits e Dumbland, cortometraggi del 2002, le atmosfere di Eraserhead richiamano quelle del cosiddetto "Teatrino del perturbante": concetto freudiano sviluppato ancora prima dallo scrittore gotico E.T.A. Hoffmann, perturbante è tutto ciò che sembra famigliare e allo stesso tempo estraneo e quindi generante paura ed angoscia. Ad esempio in una ricerca dello studioso di robotica Mori i robot generavano simpatia negli astanti, ma man mano che assumevano fattezze sempre più antropomorfizzate, le reazioni emotive positive cominciavano a calare per lasciare spazio all'angoscia. Anche nel lungometraggio la presenza di elementi quotidiani (una coppia, una stanza, una cena di famiglia) genera all'inizio sicurezza e poi pericolosità.
Eraserhead rappresenta la prima fase evolutiva che porterà Lynch ad elaborare la mostruosità non solo a livello inconscio e personale, ma anche a livello fisico come in The Elephant Man, un uomo deforme in lotta più con il mondo "normale" che lo circonda che con se stesso.
Precursore dei temi più tipicamente fantascientifci (anche qui figurano mostri precursori di Alien), alcuni hanno individuato in Eraserhead una nota di surrealismo per la facilità con cui sogno e realtà si mescolano divenendo un tutt'uno; i cult movie horror della storia del cinema contemporaneo partono dal bianco e nero di Lynch.

 






Thursday, September 12, 2013

50/50


E' la biografia di Will Reiser, sceneggiatore del film, che ha deciso di rendere pubblica la sua lotta contro il cancro in giovane età.
50/50 sono le probabilitàche ha Adam, ventisette anni, di sopravvivere al cancro. Non solo: sono le probabilità che ha di sopravvivere a se stesso, ai suoi sentimenti contrastanti e a ciò che lo circonda, amici e parenti. Perchè la malattia mette alla prova il diretto interessato per primo e in base alla sua reazione, astiosa nei confronti della vita o di positiva accettazione, dipenderà il comportamento di chi gli sta attorno, se si limiterà alle solite frasi di circostanza con cui viene trattato il tabù della malattia o se continuerà a vedere il malato con gli stessi occhi di prima.
Adam attraversa tre fasi, quasi catartiche, che lo aiuteranno a capire che anche da esperienze negative si può trarre insegnamento per migliorare la propria vita.
Nella prima fase c'è l'incredulità: "Non fumo, non attraverso col rosso, faccio la differenziata... com'è possibile?". Adam non riesce a trovare una spiegazione logica, come tutti noi pensa che certe cose non lo possano riguardare. Intanto il medico, impassibile, si limita a registrare il suo caso come "molto interessante".
Nella seconda fase Adam non vuole sentirsi diverso dagli altri, piuttosto una normalissima persona che desidera continuare a lavorare come giornalista, continuando a vivere lontano dai genitori e accanto ad una ragazza che ha paura della sua malattia. Eppure si sente diverso da com'era prima, persino la giovane e inesperta psicologa che lo supporta non sa come comportarsi, si mostra impacciata e poco spontanea intrisa com'è di tutta l'inutile teoria imparata nel corso dei suoi studi. Non avendo ancora accettato la sua malattia (si rade i capelli per non vederli cadere a seguito della chemio), Adam rimane impassibile di fronte ad una vita a cui manca qualcosa, forse gli affetti.
Egli tiene lontano la madre e non ha il coraggio di porre fine all'insoddisfacente relazione con la sua ragazza. Solo l'amico cerca di spronarlo, perchè d'altronde il 50% di probabilità di potere sopravvivere è sempre una buona percentuale per continuare a sperare!
Nella terza fase Adam fa un resoconto della sua vita: non è ma stato in Canada, non ha mai detto "ti amo". Si rende conto di non potere continuare a farsi scivolare le cose addosso, di fare il ritroso nei confronti della sua famiglia. Scopre che sua madre sta partecipando ad un gruppo di supporto per genitori con figli malati di cancro e che il suo amico legge un libro su come affrontare insieme la malattia. 
Adam capisce che è inutile isolarsi e consumarsi nel dolore, ma che è necessario stare con chi si ama.
Il protagonista è ben costruito sia nei gesti che nelle battute, anche se molte sue azioni sono più esemplificative del percorso di formazione che dovrà sostenere per arrivare alla riconciliazione con se stesso delle parole stesse.
Commedia e dramma si alternano realisticamente grazie alla differenziazione dei personaggi, ciascuno dei quali vive a modo proprio il dolore, anche se è il personaggio dell'amico un po' immaturo che porta con sè i tratti caratterizzanti della commedia. 
Joseph Gordon-Levitt riesce a dare le giuste sfumature a tutte e tre le fasi di transizione di Adam, costruendone un ritratto realistico e cerebrale. I personaggi dell'ex fidanzata e della psicologa cadono in alcuni luoghi comuni scontati e fungono solamente da spalla del protagonista, da pretesto per il suo cambiamento. Forse si sarebbe potuto dare maggiore carattere ai personaggi secondari e rendere più esplicito il dissidio di Adam senza ridurre più di tanto lo spirito di commedia del film. Ben congegnato il soundtrack nella scena in cui Adam passeggia per l'ospedale dopo avere mangiato dei dolcetti fatti di erba.