SUPER 8
Uniamo gli anni '70 e '80, tanto amati da J.J. Abrams in quanto hanno fatto da sfondo alla sua giovinezza e hanno influenzato il suo modo di "fare fantascienza", con i lavori degli anni '70 di Steven Spielberg (produttore di Super 8) E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo, con le atmosfere cupe e misteriose di Lost e Alias (serie televisive di gramde successo da lui ideate e che rimandano alla filosofia di Abrams della Mistery Box, ovvero mistero su mistero su mistero per coinvolgere al massimo il pubblico) e con alcune scelte stilistiche già sperimentate in passato e che sono diventate la firma del regista, i lens flare, cioè i bagliori di luce: tutto questo è Super 8.
L'originalità del film è racchiusa nella prima parte, quella che precede e comprende il misterioso incidente di un treno che deraglia mentre un gruppo di amici pre adolesenti sta girando un film sugli zombie (dettaglio autobiografico del regista). Numerosi sono i rimandi alla giovinezza del regista e ai film di Spielberg in cui i protagonisti sono ragazzini con le loro biciclette, costretti a nascondersi dal corpo militare.


In entrambi i film, e soprattutto in District 9 dove gli alieni vengono segregati in campi profughi sotto regime di apartheid, è forte il tema del razzismo e della paura di fronte al "diverso" da noi.
Super 8 riesce bene a integrare gli elementi della fantascienza anni '70 con quelli del genere attualizzato, conferendo alla pellicola uno spirito e un taglio personale a partire dalla buona recitazione dei giovani attori fino ad arrivare alle atmosfere da Mistery Box che più gli sono congeniali.

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