"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Friday, April 19, 2013

Match Point



Match Point è il film che più dimostra l'eclettismo di Woody Allen, regista americano fuori dalle righe USA, da sempre interessato all'analisi delle vicende e delle contraddizioni umane, talvolta rappresentate con brillante ironia (To Rome with love, Tutti dicono I Love You solo per citarne alcuni), talvolta con distaccata freddezza (Sogni e delitti).
Il cinema di Allen analizza ogni sfaccettatura della vita umana, dal conflitto tra essere e dover essere alla giustizia umana, al caso e alla sorte.
In particolare Match Point vuole essere un trattato sulla società, sulla Fortuna e sulla libertà individuale.
Chris Wilton è un ottimo tennista di umili origini, un ragazzo cordiale, calcolatore, sicuro di sè, arrivista. Trova l'occasione per l'inizio della sua scalata sociale nell'alta borghesia dopo l'incontro con un ricco rampollo londinese, Tom. Chris ne sposerà la sorella e il suocero gli troverà impiego come dirigente in una delle sue aziende. 
Ricchezza, notorietà, felicità: Chris tuttavia decide di non accontentarsi.
Il film si apre con una scena emblematica che ricorrerà alla fine del film, conferendo al tutto un richiamo circolare; una palla da tennis salta da una parte all'altra del campo da gioco, finchè la scena non si blocca proprio nel momento in cui la palla tocca la rete e non si sa da quale parte del campo cadrà. La voce fuori campo di Chris paragona la vita di ogni uomo ad una partita: non conta chi è che la stia giocando, conta solo il caso, la Fortuna che questa oltrepassi la rete per segnare punto. Tutto è reso impotente di fronte alla sorte.
Proprio per questo motivo tutti i protagonisti appaiono come distaccati dalla realtà, non completamente partecipi, rinchiusi tra le mure dei loro sogni e delle loro illusioni (Chris desidera ardentemente l'ex fidanzata di Tom, Nola; Chloe, moglie di Chris, crede nell'amore per il marito, continuando a coltivare il sogno di avere un figlio insieme a lui, cieca del tradimento di Chris con Nola). Solo la Fortuna domina imperterrita tra le vicende dei protagonisti: alcuni credono in essa, altri pensano che il singolo sia l'unico artefice del proprio destino, in ogni caso tutte le loro azioni sembrano andare a favore o sfavore dei protagonisti solo in base ad un gioco di semplici casualità e tempistiche. Ogni azione dell'uno si interseca perfettamente con le azioni dell'altro, quasi come se una forza superiore giocasse senza alcuna pietà con dei burattini. Tutti quanti sono impotenti di fronte agli eventi, compiono azioni che nemmeno loro avrebbero mai immaginato di fare e che, tuttavia, non possono esimersi dal compiere per poter riportare un po' di effimera stabilità ai danni compiuti per volere della Fortuna.
Ricorre spesse volte nei dialoghi dei protagonisti la cosiddetta "ironia tragica", molto utilizzata nelle tragedie greche a partire dall' Edipo Re di Sofocle, e che Woody Allen non disdegna affatto; basti pensare a La dea dell'amore in cui viene utilizzato con ironia e originalità il tipico coro delle tragedie greche. L'ironia tragica consiste nel creare uno scarto conoscitivo dei fatti della vicenda tra pubblico e protagonisti: il primo, infatti, è in una condizione superiore ai secondi, di onniscenza, e tutto ciò crea una discrepanza tra ciò che i secondi credono e ciò che il primo conosce. Un esempio di ironia tragica è quando Nola svelerà a Chris di essere incinta, mentre Chole fatica ad avere un bambino e appunto, in un dialogo, ella sottolineerà al marito che tutte e due sono in grado di concepire (ma Chole non sa che lui avrà un figlio con un'altra donna).
Allen racconta l'insoddisfazione umana, l'essere che si scontra col dover essere: Chris vuole la ricchezza ma anche l'amore, non si accontenta dei privilegi conferitigli dal padre della moglie, desidera qualcosa di proibito e pericoloso che potrebbe portarlo alla rovina: Nola. 
Non è un caso che molti siano i riferimenti iniziali al romanzo Delitto e castigo dell'autore russo Fedor Dostoevskij che Chris sta leggendo: sia lui che il protagonista del romanzo desiderano il riscatto sociale e lo fanno attraverso il delitto che genererà in entrambi il rimorso. Soprattutto per Chris il delitto non è altro che un'imposizione della Fortuna, un'azione che nemmeno lui accetterà del tutto, ma che è stata necessaria perchè, come dichiarerà egli stesso ai fantasmi del suo passato che lo perseguitano: "Uno impara a nascondere lo sporco sotto il tappeto e va avanti. Devi farlo, altrimenti vieni travolto".
Questa è la filosofia cinica che il regista vuole condannare, una filosofia di arrivismo tipica della società odierna.
"Qualche volta gli innocenti vengono trucidati per un disegno più grande...Sarebbe appropriato se io venissi preso e punito, almeno ci sarebbe un qualche piccolo segno di giustizia, una qualche piccola quantità di speranza di un significato" continua Chris con disprezzo per se stesso e per la società.
Le inquadrature essenziali e lineari sono funzionali a sottolineare l'importanza dell'avvicendarsi casuale delle azioni dei protagonisti e la musica lirica ripresa da opere di Giuseppe Verdi e interpretate dal cantante lirico Enrico Caruso, contribuiscono ad aumentare la nota di tensione e di drammaticità esistenziale del protagonista.
La scena complementare a quella iniziale della palla da tennis in bilico sulla rete è quella del lancio dell'anello della vittima: il fatto che il gioiello non sia caduto nel fiume e che venga ritrovato da un malcapitato, che quindi verrà accusato al posto di Chris, rappresenta il culmine della potenza della sorte, della fortuna, perchè "In ogni cosa è importante avere fortuna. Il lavoro è indispensabile, ma hanno tutti paura di ammettere quanta parte abbia la fortuna. In fondo gli scienziati stanno confermando sempre più che la vita esiste solo per puro caso: nessuno scopo, nessun disegno". Di certo uno dei film più cinici e freddamente realistici di Woody Allen.





  













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