"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Friday, July 6, 2012

Un po' di corto: Il grande forse
Ecco un corto di cui mi sono innamorata a prima vista.
Il regista è Marco Tullio Barboni e il protagonista è interpretato da Philippe Leroy (noto per aver partecipato ad alcune serie televisive italiane e allo sceneggiato Sandokan). Musica e ambientazione definiscono l'atmosfera di incertezza e ambiguità nei confronti del tema trattato e dello strano figuro che attende seduto davanti all'ingresso di un locale: la Morte. I vecchi clichè di una Morte dall'aspetto nobile, etereo, supremo e umanamente irraggiungibile sono superati da un nuovo tipo di raffigurazione che lascia spazio al dubbio e all'incapacità di distinzione dal resto degli invitati alla festa in maschera di Halloween. Ed è proprio del suo aspetto credibile che la Morte comincia a discutere con il signore anziano, il quale è in compagnia del cane Merlino (l'unico, peraltro, capace di percepire, con netto anticipo rispetto al padrone, l'identità dello sconosciuto): tutti si aspettano una Morte riconoscibile per eleganza e raffinatezza, quasi per uscire dalla scena della propria vita con dignità, eppure essa si confonde con gli astanti, fuma, parla con accento romano, dice parolacce e ha un volto umano e visibile. Questa Morte "diversa" dalle solite raffigurazione critica, in particolare, l'immagine che le viene attribuita ne Il settimo sigillo da Ingmar Bergman, in cui appare come stereotipata nella solita forma raffinata, credibile, intenta a giocare una partita a scacchi con il cavaliere; eppure, ciò che accomuna entrambe, è un dubbio, un grande forse. Proprio come il cavaliere Antonius Block di Il settimo sigillo anche Leroy si interroga sul senso della morte, su chi sia davvero la figura seduta accanto a lui, se sia necessaria la morte, se almeno lei sa la verità; la Morte conosce benissimo il suo lavoro, ma non ne comprende l'arcano, ignora, come gli esseri umani, se Dio esista davvero, se egli sia il mandante della Vita e della Morte stessa. "Io voglio delle certezze, non voglio avere fede nella fede di qualcuno" dichiara Antonius Block. (http://www.youtube.com/watch?v=QIjfLs3B-l4&feature=related)
"Non lo sa la Morte, non lo sa il cavaliere, non lo sa nessuno. Forse. Forse, è tutto un grande forse" commenta infine la Morte, prima di salire su un'ambulanza su cui verrà caricata la sua ultima vittima. (http://www.youtube.com/watch?v=Yz9Q7YbZJC0)


Eppure ... 
Scoop

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