"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Saturday, July 19, 2014

Today on cinemaliquido.wordpress.com The Artist VS Coco Chanel 1913-1923. Which one is the first black and white silent film in XXI century? You don't believe one's own eyes!

THE ARTIST
COCO CHANEL 1913-1923








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Sunday, June 29, 2014

New post on cinemaliquido.wordpress.com : Mademoiselle C, aka queen of fashion Carine Roitfeld. Do you prefer Mademoiselle C or Made in Milan by Martin Scorsese?




Friday, June 27, 2014


New on cinemaliquido.wordpress.com : La Città Incantata (Spirited Away) by Hayao Miyazaki. Miyazaki the new Kurosawa?

Saturday, June 21, 2014

New post on cinemaliquido.wordpress.com about Made in Milan by Martin Scorsese! Soon Mademoiselle C review.....whe fashion and cinema join together!

 

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Saturday, May 31, 2014

New beginnings are up to us!


Hi people! Cinema liquido is growing up for you! Now you can find my blog on wordpress.com by clicking on cinemaliquido.wordpress.com
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I'm waiting for all of you, thank you so much to read my blog, now it's time to become bigger than ever with your support!
Cinema liquido is not only a blog, is my passion for seventh art and film rating, discover why and jump into my world!

Myriam Petrini aka Cinema liquido

Monday, May 12, 2014

Winter Sleep

News: Winter Sleep in Anatolia

In Winter Sleep's scenes barren landascapes are the real characters of the new film by Turkish director Nuri Bilge Ceylan. The Anatolia in winter becomes the setting of a drama: with the arrival of winter an ex actor who manages a hotel with his family will be forced to deal with every relative he lives with. Nature is just as powerfull as men living in solitude in Anatolia. "Winter Sleep is a film about mankind set in Anatolia, in the center of Turkey. Shooting during winter we were able to capture very different images. There are different kind of landscapes sometimes with snow, others with a cloudy sky and, more rarely, even with the sun" says Ceylan. Some bet on his victory at Cannes 67.
In fact Ceylan is well known by the French Croisette because he has already won awards at the festival like Uzak in 2003 and Once upon a time in Anatolia in 2011.


 Già dal trailer ciò che più ci cattura in Winter Sleep è l' eleganza figurativa dell'ambientazione: un paesaggio brullo e inospitale come quello dell'Anatolia, protagonista indiscussa del film e nutrice degli uomini che vi abitano in solitudine, inquieti di fronte alla schiettezza di una natura aspra e forte che si prepara ad affrontare l'inverno. In questo scenario si snoda la vicenda di un ex attore che gestisce un hotel a conduzione familiare; l'arrivo del gelo porterà il freddo anche all'interno della sua famiglia, svelandone inimicizie e incomprensioni. Il regisa turco Nuri Bilge Ceylan tenta ancora una volta di conquistare la Croisette francese con un film intimista.


"Winter Sleep è un film sugli esseri umani, un film drammatico ambientato in Anatolia, nel centro della Turchia. Girando le riprese in Cappadocia durante l'inverno siamo riusciti ad acquisire immagini molto diverse tra loro. Ci sono diversi tipi di paesaggi, paesaggi umani e ritratti, a volte con la neve, altre con un cielo nuvoloso e, più raramente, anche con il sole" spiega Ceylan.


Infatti il regista vinse premi prestigosi nel corsod egli anni a Cannes: nel 2003 il Gran Premio della Giuria con Uzak, nel 2008 la Palma alla Regia per Le tre scimmie e nel 2011 il Gran Premio della Giuria con C'era una volta in Anatolia. Alcuni scommettono sulla sua vittoria al festival.

Wednesday, May 7, 2014

Short film: James Mc Teigue


What happen when Italian most famous building “Caserta Palace” mixes its fascinating atmosphere with the big Hollywood producer and director James Mc Teigue (V for Vendetta, Star Wars and Matrix)? It comes Caserta Palace Dream, a short film produced by Garofalo Industry. It outlines the history of the palace throughout the ages, starting from love story between Caserta’s design architect Vanvitelli (Richard Dreyfuss) and queen Maria of Saxony (Kasia Smutniak).
“This short is about a palace and a woman who represents its soul throughout history. She has made up the palace, she lives here in every age, she is the heart of the story, she’s perfect in every setting, she’s perfect in a film within a film” says Mc Teigue.
Caserta Palace has been the setting for famous films such as Star Wars, Mission Impossible III and Angels & Demons.


 
Cosa succede quando il cinema internazionale rende ancora più magico un patrimonio architettonico italiano? È quanto accaduto alla reggia di Caserta, set di un mini kolossal, Caserta Palace Dream, di 20 minuti scritto e diretto da James Mc Teigue (regista di V per Vendetta e collaboratore dei fratelli Wachowski per Matrix e di George Lucas per Star Wars) per il progetto del Pastificio Garofalo “Garofalo firma il Cinema”. Gli attori Richard Dreyfuss, Kasia Smutniak e Simone Mastandrea hanno ripercorso la storia della reggia nelle varie epoche, avendo per filo conduttore la passione di Maria Amalia di Sassonia, moglie di Re Carlo di Borbone, per l’architetto Luigi Vanvitelli, ingaggiato dal re per costruire la reggia.
“Questo cortometraggio è la storia di una Reggia e di una donna che ne rappresenta l’anima attraverso il tempo. È lei che crea il palazzo, è lei che lo abita nelle varie epoche, è la donna che tutti amano, quella attorno a cui ruota la storia, è perfetta nelle diverse ambientazioni ed è perfetta in un film dentro il film” afferma James Mc Teigue. La Reggia di Caserta non è comunque nuova al prestarsi ad ambientazioni cinematografiche: la più famosa è sicuramente quella per Star Wars (dove negli episodi I e II è utilizzata come reggia del pianeta Naboo), ma non si può certo dimenticare che, nei tempi recenti, è stata anche set usato da Mission Impossible III e Angeli e Demoni.

Wednesday, April 23, 2014

Only Lovers Left Alive


Review: Only Lovers Left Alive
Jim Jarmusch parla di un'umanità in declino facendo un insolito uso del tema del vampirismo. Fino ad oggi metafora di desideri inconsci da appagare che portano l'uomo ad allontanarsi dalla sua stessa natura limitata (cfr. Dracula di Bram Stoker), il vampirismo in Only Lovers Left Alive diventa una condizione che nobilita l'animo e l'intelletto dei protagonisti; sono Eve, Adam e Kit i vampiri che fungono da custodi della sapienza accumulata nei secoli dall'uomo, apostrofato ora come zombie.
In questa prospettiva capovolta in cui lo zombie senza vita nè intenzioni è l'essere umano amorfo, indifferente e assuefatto dai vizi, il regista dà una sua chiave pessimistica di lettura: l'uomo non conosce che il degrado e da ciò che ha creato verrà distrutto. Chi può conservare e comprendere la purezza dell'ingegno umano è una creatura borderline, che vive nascosta ed emarginata, che quasi non si sente umana perchè differisce da quelli che sono i parametri di riferimento; è un vampiro, ovvero un uomo che si sente diverso dal resto del mondo.
Tuttavia nemmeno Jarmusch fornisce una soluzione al problema della decadenza dell'essere umano: la storia di Eve e Adam rimane fine a se stessa, senza risvolti consistenti, chiusa in un confine impenetrabile allo spettatore. Il regista non ci coinvolge a pieno nella vicenda, rende i personaggi impenetrabili, contriti in una rabbia nota solo a loro, non sviluppando di per sè valide motivazioni che spingano anche il pubblico ad empatizzare col loro malessere.  Non basta sentire sparsa qua e là nei dialoghi la parola "zombie" come insulto rivolto agli umani, o il rancore di Kit verso Shakespeare, o ancora le invocazioni di Adam all'Epoca d'Oro.
Il film rimane una metafora impenetrabile, difficoltosa da comprendere e da sciogliere, in cui i personaggi sembrano sfuggevoli e la trama poco funzionale al messaggio che il regista vuole trasmettere. E' un film che non ha voluto scoprirsi e farsi scoprire, chiuso in se stesso in una critica poco costruttiva che non dà soluzioni al problema, statico nei tempi registici e nella narrazione. Lo stile di Jarmusch prevede tale staticità grazie all'uso di lunghi piani sequenze e ad ambientazioni sempre uguali a se stesse, poco mutevoli, che riflettono l'incapacità dei suoi personaggi di evolversi (in questo caso la stanza di Adam e i vicoli di Tangeri).
Tuttavia una scelta stilistica simile portata all'estremo, come in questo caso, può delineare personaggi con profili accidiosi segnati dall'indifferenza e quindi controproduttivi al senso del film. Il finale è tutta una dichiarazione d'intenti: Eve e Adam sono costretti a ritornare a "cacciare gli esseri umani" come nell'antichità, abbandonando il loro artistico savoir faire. L'uomo non potrà mai liberarsi del suo lato animale, quindi sarà sempre destinato al fallimento. Jim Jarmusch cerca l'innovazione, ma risulta essere poco incisivo.














Monday, April 7, 2014

Interview: fashion in the flick

Milena Canonero is the most famous costume designer: she has won three Oscar in movies such as Marie Antoniette, Barry Lyndon and Chariots of fire. Here is the Cannonero's interview about is latest film as costume designer in The Grand Budapest Hotel by Wes Anderson.
Here is the interview from "Vanity Fair":
“Working with Wes is always different because he takes me to different places and different characters and situations, but however different they may be, he creates a world of his own that is very specific to him,” she says. “The more I work for him the more I see he is crystalizing his cinematic style to go with it. One has to immerse oneself into it, his world, which at first seems so light, but has many layers. Some people may not get his movies, but I do and I love them.” However, the work of Zweig (writer of The Grand Budapest Hotel book) wasn’t necessarily handy in realizing the costumes, says Canonero. “It was useful not really for the costumes, but for the atmosphere and the surroundings of Wes’s story that Zweig, an Austrian disillusioned writer, was an inspiration for me.” 
To capture the fictional, candy-colored Eastern European Republic of Zubrowka in between World War I and World War II, Canonero took a holistic approach. 
“We had meetings and also exchanges of ideas and references not just for the costumes themselves, but the total look of the principal characters from head to toe,” she says. Photographers like Man Ray and George Hurrell, and painters like Gustav Klimt, Kees van Dongen, Tamara de Lempicka, and George Grosz served as inspiration points. “One also is stimulated by looking not only at the real people of that time, but also at other images and literature that are unrelated to the period and the setting of the story,” she says. “The look of each actor has to have its raison d’être.” For instance, Tilda Swinton’s Madame D.’s 1930s Klimt-esque coat and Willem Dafoe’s Jopling's Prada leather trench were distingushable pieces for their characters (Prada also happened to design the 21-piece luggage set for Madame D. and Ralph Fiennes’s Monsieur Gustave.) For Gustave that translated to the color of his uniforms. “It gave a nice twist to liveries that would have otherwise been rather predictable,” she says. “Ralph is not only a great actor, but also a director, and he is also extremely particular and detail-oriented like Wes and me. A triumvirate that needs to be satisfied.”

 

Monday, March 31, 2014

Short film: Sofia Coppola

  
The first Sofia Coppola's short film, Lick the Star, revolves around four girls who want to weaken boys poisoning them with arsenic in their lunch. However a gossip ring around the "queen bee" of the group, Chloe, leads her and her plan to downfall.
Feelings such as isolation or sense of group and dissatisfaction in teenage years in different historical period (Marie Antoniette) are common in Coppola following films, like The Virgin Suicides or the latest Bling Ring. In addition music of the 70s and 80s is always used for typical soundtracks of her films.

Il primo cortometraggio di Sofia Coppola, Lick the Star, ha alcuni temi comuni a quello che diventerà lo stile della regista nei suoi film più popolari, da Il giardino delle vergini suicide al più recente Bling Ring. La sua capacità di analizzare i rapporti di gruppo in età adolescenziale e temi come quello della solitudine e dell'insoddisfazione giovanile comune ai ragazzi di tutte le epoche (Marie Antoniette) rendono la regia della Coppola fresca e al contempo impegnata. Già in Lick the Star emerge un elemento distintivo del suo stile, ovvero le musiche anni '70-'80 che fanno da colonna sonora a  questo come a tutti gli altri suoi lavori.
Un gruppo di ragazze capitanate da Chloe, la più avvenente e sfacciata della scuola, idolo di tutti, vogliono avvelenare i ragazzi della loro scuola inserendo quotidinamente nel loro cibo dell'arsenico. Quando però verrà a galla un gossip su Chloe, la scuola comincerà a schienarla.

Saturday, March 29, 2014

Short film: Richard Kelly

Richard Kelly shot his first film Donnie Darko in 2001 becoming a cult movie very quickly, even if the failing collection at the box office. Donnie Darko is difficult to understand, in fact it's open to many interpretations, but we can find its same bizarre themes in the short The Goodbye Place.
It revolves around a lonely child abused by his mother, who can't stand him. He can see around strange phantoms who are present in his life trying to led him in an invisible place where you never come back: many children are lost there inside. Sense of abandon, missing characters, invisible phantoms are all recurring elements in Donnie Darko too, combined to bring about paradoxal's sense and chaos on waht is real and what not. In fact audience's point of view is the same for the character, so we both trust same things.
Also this short is open to many interpretations as desire to escape or social protest.  





Donnie Darko è l'imperscrutabile film di Richard Kelly divenuto cult nonostante i suoi disastrosi incassi al botteghino. E' un film aperto a tante interpretazioni, tuttavia alcuni suoi elementi paradossali possono essere ritrovati in uno dei suoi primi cortometraggi The Goodbye Place. Un bambino maltrattato dalla madre vede figure inesistenti che lo osservano e intervengono nella sua vita quotidiana, cercando di condurlo in un posto da cui nessun bambino fa mai più ritorno.
Elementi come il senso di abbandono e solitudine, la scomparsa di alcuni personaggi, la continua unione tra mondo fantastico che sembra quasi entrare prepotentemente in quello reale, confondendo le linee che li dividono, e i fantasmi con cui solo il protagonista riesce ad entrare in contatto sono elementi presenti anche in Donnie Darko e che concorrono ad alimentare maggiormente il senso del paradosso, ma anche quello della difficoltà a comprendere cosa sia reale e cosa sia esclusivamente frutto della mente del personaggio; questo perchè chi guarda è totalmente assorbito dal punto di vista alterato del protagonista, finendo per credere alle stesse cose di cui il protagonista sembra avere certezza.
Anche il cortometraggio è aperto a più interpretazioni, dal desiderio di evasione alla denuncia sociale.

Tuesday, March 25, 2014

August: Osage County

Agosto: un dramma famigliare tratto da una pièce teatrale Premio Pulitzer di Tracy Letts i cui protagonisti si lamentano relativamente poco del caldo soffocante dell'Oklaoma, forse per farci intuire il periodo in cui avviene la prima e vedendo come andranno a finire le cose, ultima riunione di famiglia. Non sono solo i protagnisti a sentire una torrida pesantezza nell'aria, una rarefazione che toglie le forze e la voglia di tenere aperti gli occhi; siamo anche noi che assistiamo davanti ad uno schermo a qualcosa che non ha aggiunto nulla di più a quello che già sapevamo sui drammi o sulla bravura degli attori ormai veterani che interpretano questo in particolare. 
La pièce teatrale così registicamente adattata sembra aggirarsi tra i numerosi membri familiari senza avere una meta ben precisa: tutti adirati, ma questo a cosa porta? 

Qual è il messaggio di fondo? Anche se ogni personaggio, analizzato nella sua interezza, rappresenta una tipologia caratteriale diversa e comune agli uomini di oggi e ai loro passati (un professore che vuole sempre sentirsi giovane, un sedicente affarista di successo, una donna con a carico una figlia adolescente drogata e un matrimonio fallito, un'anziana con il cancro alla bocca vissuta con l'odio verso gli altri fin da piccola), non bastano urla, accuse e personaggi statici che non cambiano mai opinione, oppure qualche segreto di famiglia che tenta di riportare alta l'attenzione quando questa ha già abbandonato chi è in sala (sarà colpa del caldo di agosto?).

Ci sono state pièce teatrali molto più efficaci e ugualmete drammatiche: Un tram che si chiama desiderio , Carnage , 8 donne e un mistero (con qualche vena autoironica), La gatta sul tetto che scotta, tutti drammi che si risolvono, che trovano un cambiamento finale in alcuni personaggi, che trasmettono un messaggio preciso e ben definito, che danno una soluzione al problema o che affermano con forza che soluzioni non ne esistono.
In August: Osage County tutto il film sarebbe potuto iniziare e finire con la scena clou del pranzo dopo il funerale: tutto il resto, infatti, non aggiunge nulla in più alla scena madre, anzi, rende il tutto ancora più stucchevole e ridondante fino al termine del finale, che testimonia apertamente l'incapacità della regia di dare una soluzione al dramma: la figlia della protagonista se ne va, tutti i famigliari se ne vanno dopo avere dimostrato, in modo abastanza goffo e banale, l'ipocrisia e il disinteresse che vige nei rapporti familiari. 
La madre rimane sola con i fantasmi del suo passato e la badante indiana; la figlia, felice di avere lasciato dietro di sè quei giorni passati sotto il giogo tirannico della madre, ammira i campi sterminati dell' Oklaoma e il sorriso le ritorna sulle labbra (senza pensare che anche se ha lasciato i problemi materni altrove, ora le tocca affrontare i problemi con marito e figlia tossica). Un finale che non dà più significato di quello che abbiamo già colto per tutta la durata del film, ovvero a nessuno interessa risolvere realmente le vecchie questioni.

Il ritratto che viene fatto della famiglia è un po' arcaico e passato: i vecchi bisbetici vanno domati nei loro impulsi distruttivi contro tutto ciò che li circonda, i giovani si contrappongono ma non sono da meno. 
Personaggi che vivono gli stessi sentimenti alla stessa maniera, come in questo caso, non aiutano a dare un tono e una sgrossata al clima torrido che si respira tra i prati di Osage e che arriva dritto dritto fino a noi.
Non bastano un funerale, una vedova arcigna afflitta dal cancro, un po' di droga, soldi sporchi, qualche segreto di famiglia e un buon cast a dare un tono innovativo al genere del dramma famigliare. Non c'è rivoluzione nè redenzione, è solo un insieme che non riesce a prendere forma.

Thursday, March 20, 2014

News: The Little Mermaid by Sofia Coppola

What these three images have in common? Well, can you imagine a gothic little mermaid who enters into a covenant with a dark witch to become forever human? This is the story that Sofia Coppola gets ready to shoot aided by Caroline Thompson's screenplay who wrote most of Tim Burton's films, as Edward Scissorhands and Corpse Bride. Maybe a film with gothic atmosphere?



Cos'avranno mai in comune queste tre immagini? Probabilmente una nuova Sirenetta non più in versione disneyana, ma in versione dark-gotica. Sì perchè Sofia Coppola, che dirigerà il nuovo film, verrà aiutata nell'impresa dalla sceneggiatura di Caroline Thompson, sceneggiatrice fidata dei film di Tim Burton come Edward mani di forbice e La sposa cadavere.