Blancanieves
Il regista Pablo Berger è riuscito a realizzare Blancanieves grazie al successo di The Artist di Michel Hazanavicius, che ha rotto i pregiudizi dei produttori verso il ritorno a pellicole mute ed in bianco e nero.
Tuttavia c'è una sostanziale differenza tra i due film, nonostante ambientati entrambi negli anni '20 e girati con la frequenza di ventidue fotogrammi al secondo (per rendere quell'effetto velocizzato tipico dei film vecchi).
Se The Artist era stato in grado di riprodurre fedelmente gli originali film di quell'epoca fin nei minimi particolari, Blancanieves appare carente per certi aspetti, ma interessante per altri, poichè si accosta a questo genere in maniera più liberale: Pablo Berger sceglie di raccontare la favola dei fratelli Grimm attraverso il genere in bianco e nero, come aprendo uno squarcio volontario sull'Andalusia del 1920, adottando i vari elementi che lo contraddistinguono (il muto, la velocizzazione delle sequenze, la mimica degli attori e così via).
Tuttavia non si tratta di un film appartenente alla mentalità di chi faceva e guardava le opere di quegli anni; il regista, semplicemente, ha voluto dare alla vicenda un taglio vintage per accrescerne pathos e drammaticità, in linea con la fiaba e con i film di quel tempo. A questo proposito si può parlare di melò, il genere melodrammatico (ricco di pathos e colpi di scena) a cui si è ispirato Berger per rappresentare la vicenda romanzata di Biancaneve; non a caso Douglas Sirk fu il maggiore esponente del cinema melodrammatico proprio negli anni '20 (e oggi Pedro Almodòvar, spagnolo come Berger, ha reinventato tale genere adottando come protagonisti omosessuali e trans).
Blancanieves contiene inoltre degli elementi moderni che lo rendono più innovativo e originale di The Artist: in alcuni casi sono state abbandonate inquadrature semplici e lineari tipiche degli anni '20 a favore di scelte stilistiche più studiate (come nell'immagine qui sotto)
e riprese spesse volte frenetiche che seguono i ritmi della musica la quale, a sua volta, segue i moti interiori dei personaggi, dal ballo popolare spagnolo, il flamenco ballato dalla piccola Carmen con la nonna, all'ira della matrigna Encarna.
La trama: Carmen vive con la nonna dopo che la madre, una ballerina di flamenco, è morta dandola alla luce e il padre, un famosissimo torero, è rimasto paraplegico a seguito di un incidente e si è risposato con Encarna, che lo tiene prigioniero in casa. Alla morte della nonna, Carmen è costretta a lavorare per la matrigna, finchè un giorno sarà costretta a scappare finendo per unirsi ad un gruppo di toreri nani.
A tratti barocca, a tratti violenta, a tratti comica, la trama si regge sulla poliedricità dei toni su cui sono giocati i personaggi, capaci di guadagnarsi ognuno il proprio posto per rendere la storia ricca di sentimenti contrastanti e all'insegna della diversità: i nani toreri sono delle figure innovative e, allo stesso tempo, portatrici di tradizioni, come quella della corrida, Carmen è una torera donna che, come tutte le altre donne protagoniste, sa mischiare la sensualità della danza ( il flamenco) alla determinazione del toreador. Inoltre vi è l'elemento a sorpresa e molto moderno: una donna che tenta di baciare Carmen per risvegliarla dal suo sonno profondo dopo l'avvelenamento).
Infine vi è una conclusione amara, drammatica, che quasi non lascia intravedere la speranza del cambiamento: Carmen ha avuto una vita difficile e ora è diventata un fenomeno da baraccone, tutti tentano di baciarla per risvegliarla, tutti lo fanno per divertimento e non per amore.
Non esiste il principe azzurro, solo uno dei nani segretamente innamorato che decide di prendersi cura di lei, di renderla bella prima di ogni spettacolo. Una conclusione tragica ed amara, in linea con il cinema spagnolo in generale e di Almodòvar, che spesse volte ci emoziona proprio a causa delle scelte difficili a cui sono portati i protagonisti, senza avere una seconda via di scelta.
Pablo Berger ha saputo creare scenari originali mischiando eroi anticonformisti, e quindi innovativi, allo spirito tipico della Spagna, dettato dalla corrida e dal flamenco, in un clima di nostalgia e tacita tragedia.
Tuttavia non si tratta di un film appartenente alla mentalità di chi faceva e guardava le opere di quegli anni; il regista, semplicemente, ha voluto dare alla vicenda un taglio vintage per accrescerne pathos e drammaticità, in linea con la fiaba e con i film di quel tempo. A questo proposito si può parlare di melò, il genere melodrammatico (ricco di pathos e colpi di scena) a cui si è ispirato Berger per rappresentare la vicenda romanzata di Biancaneve; non a caso Douglas Sirk fu il maggiore esponente del cinema melodrammatico proprio negli anni '20 (e oggi Pedro Almodòvar, spagnolo come Berger, ha reinventato tale genere adottando come protagonisti omosessuali e trans).
Blancanieves contiene inoltre degli elementi moderni che lo rendono più innovativo e originale di The Artist: in alcuni casi sono state abbandonate inquadrature semplici e lineari tipiche degli anni '20 a favore di scelte stilistiche più studiate (come nell'immagine qui sotto)
e riprese spesse volte frenetiche che seguono i ritmi della musica la quale, a sua volta, segue i moti interiori dei personaggi, dal ballo popolare spagnolo, il flamenco ballato dalla piccola Carmen con la nonna, all'ira della matrigna Encarna.
La trama: Carmen vive con la nonna dopo che la madre, una ballerina di flamenco, è morta dandola alla luce e il padre, un famosissimo torero, è rimasto paraplegico a seguito di un incidente e si è risposato con Encarna, che lo tiene prigioniero in casa. Alla morte della nonna, Carmen è costretta a lavorare per la matrigna, finchè un giorno sarà costretta a scappare finendo per unirsi ad un gruppo di toreri nani.
A tratti barocca, a tratti violenta, a tratti comica, la trama si regge sulla poliedricità dei toni su cui sono giocati i personaggi, capaci di guadagnarsi ognuno il proprio posto per rendere la storia ricca di sentimenti contrastanti e all'insegna della diversità: i nani toreri sono delle figure innovative e, allo stesso tempo, portatrici di tradizioni, come quella della corrida, Carmen è una torera donna che, come tutte le altre donne protagoniste, sa mischiare la sensualità della danza ( il flamenco) alla determinazione del toreador. Inoltre vi è l'elemento a sorpresa e molto moderno: una donna che tenta di baciare Carmen per risvegliarla dal suo sonno profondo dopo l'avvelenamento).
Infine vi è una conclusione amara, drammatica, che quasi non lascia intravedere la speranza del cambiamento: Carmen ha avuto una vita difficile e ora è diventata un fenomeno da baraccone, tutti tentano di baciarla per risvegliarla, tutti lo fanno per divertimento e non per amore.
Non esiste il principe azzurro, solo uno dei nani segretamente innamorato che decide di prendersi cura di lei, di renderla bella prima di ogni spettacolo. Una conclusione tragica ed amara, in linea con il cinema spagnolo in generale e di Almodòvar, che spesse volte ci emoziona proprio a causa delle scelte difficili a cui sono portati i protagonisti, senza avere una seconda via di scelta.
Pablo Berger ha saputo creare scenari originali mischiando eroi anticonformisti, e quindi innovativi, allo spirito tipico della Spagna, dettato dalla corrida e dal flamenco, in un clima di nostalgia e tacita tragedia.