"è assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla TV"
Woody Allen

Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.
Jean-Luc Godard

Monday, December 24, 2012

Buon Natale!








Per un Natale all'insegna del cinema ecco alcuni film che vi consiglio per rendere ancora più dolci le vostre feste con amici e parenti!
Partiamo dall'amatissimo The nightmare before Christmas (1993) diretto da Henry Selick e ideato da Tim Burton in stop-motion. Un vera poesia! E non a caso il film si apre con questa filastrocca:
 « È stato molto tempo fa,

più di quanto ora sembra,
in un posto che, forse, nei sogni si rimembra,
la storia che voi udire potrete
si svolse nel mondo delle feste più liete.
Vi sarete chiesti, magari, dove nascono le feste.
Se così non è, direi... che cominciare dovreste! »



E sempre di Tim Burton vi propongo il classico Edward mani di forbice (1990),una commovente storia d'amore e di fantasia.

Per addentrarci nel mondo delle commedie natalizie vi proporrei il famosissimo e divertentissimo Una poltrona per due (1983) che viene dato in programmazione in tv ormai tutti gli anni. 

E per superare i vecchi classici alla A Christmas Carol, ormai rifatti in tutte le possibili salse, ho qualcosa di irriverente e politicamente scorretto come asso nella manica: Babbo bastardo (2003) di Terry Zwigoff, una commedia con un protagonista alla Jack Nicholson (a cui fu proposta la parte ma alla quale, con suo dispiacere, dovette rinunciare). 


Infine, per non rinunciare al gusto un po' retrò e al caro e buon vecchio film d'autore, perchè non guardare tutti insieme La vita è meravigliosa di Frank Capra (1946)?


Chi invece vuole rimanere fedele ad un genere più drammatico e ambientato in tempo di guerra potrà sicuramente giudicare soddisfacente Joyuex Noel (2005) di Christian Carion.

Per accostarci al cinema italiano ricordo Regalo di Natale di Pupi Avati (1986), Coppa Volpi a Venezia, e Una famiglia perfetta di Paolo Genovese che sta uscendo in questo periodo nelle sale italiane.








Buon cinema natalizio!

Saturday, December 22, 2012

Moonrise Kingdom



Wes Anderson lo presentò come film d'apertura a Cannes 2012 ricevendo una nomination nella categoria Palma d'oro.
In effetti lo stile di questo giovane regista statunitense, considerato da tutti la futura fiamma emergente del cinema, è molto ricercato dal punto di vista formale e non solo. 
Si tratta di teatrale stravaganza: il gusto un po' retrò (anni '60 in questa commedia e '70 ne I Tenenbaum), i colori accesi che rimandano ad ambientazioni surreali e fiabesche, la recitazione teatrale, appunto, degli interpreti e l'importanza della musica (in quest'ultimo lavoro è inconfondibile il contributo di Alexandre Desplat), l'ironia malinconica, la telecamera puntata sull'espressione dei volti e il costante intreccio tra il mondo infantile e quello adulto sono i punti cardine dell'intero cinema di Anderson. 
Il travestimento inteso come trasformazione
 è un gioco tipico dei bambini ed è un tema
presente nelle fiabe di magia
Il ritorno all'arte cinematografica intesa come pura poesia basata sull'estetica rappresenta un po' il limite del regista, che in qualche modo rende l'insieme troppo edulcorato a causa di eccessiva plasticità scenografica che, involontariamente influenza anche la recitazione degli interpreti: i personaggi sembrano stereotipati e, in quanto tali, sono più definibili come tipi che come caratteri. 
Le fiabe sono presenti anche nel film
I tipi, infatti, sono dei personaggi fissi che nel corso delle vicende della storia non mutano i loro atteggiamenti; tuttavia questa particolarità è in perfetta linea con il quadro generale che Wes Anderson ci offre della sua visione del mondo, ossia quello di una fiaba dai risvolti malinconici (e le fiabe, a partire da quelle di Esopo fino ad arrivare a quelle dei fratelli Grimm, sono proprio fondate su schemi ripetitivi di narrazione e su personaggi tipici: il protagonista che per raggiungere l'oggetto del desiderio deve combattere i cattivi alleandosi con aiutanti che condividono i suoi stessi ideali).
Quindi anche in questa fuga d'amore troviamo il protagonista, Sam, un po' emarginato perchè ha ideali puri e non condivisi dai suoi antagonisti, cioè gli altri ragazzi del campo scout, alla ricerca del suo amore, Suzy. I cattivi sono i genitori di Suzy e i servizi sociali che ostacolano l'amore tra i due; l'aiutante di Sam è il Capitano Sharp insieme a Randy Ward, capo scout. 
Il tutto coadiuvato da un'importante figura tipica delle commedie latine e reinterpretata in chiave moderna sotto le spoglie di un abitante del luogo in cui si svolge la vicenda: è colui che ci dà informazioni sulla vicenda e che interviene per commentarla (foto qui sotto)
Un altro limite rappresentato dall'eccessiva cura di dettagli è la conseguente patinatura di perfezione che confeziona l'intera vicenda e che non rende possibile quel salto quantistico oltre ciò che viene messo in scena: l'immaginazione dello spettatore viene inibita dall'atmosfera palesemente fiabesca e ricca di eccessiva composizionalità che rende il tutto troppo statico e fisso lungo una certa linea di giudizio, che è quella imposta fermamente dall'autore, non permettendo così al pubblico di interagire con la vicenda e di andare oltre alla perfezione stilistica dell'immagine.
Un esempio di composizionalità
Composizionalità a triangolo











Composizionalità a triangolo











D'altra parte l'estetica scenografica rappresenta la cifra stilistica di Anderson e, per fortuna, non è solo un mero esercizio di stile, anzi, è in linea con il cinema teatrale che egli vuol mettere in scena e i suoi personaggi sono perfettamente in armonia con l'ambientazione. 
Di conseguenza l'insieme non può che essere originale e forse poco pregnante nei contenuti; ma a porre rimedio a questa pecca contenutistica interviene la macchina da presa focalizzata sull'espressione dei volti, uno sguardo che si discosta dalla favola per ritornare, in un breve ma intenso istante, alla realtà dei fatti, ossia all'incomprensione, alla solitudine, alla diversità e alla storia di formazione di due ragazzini che scoprono l'amore.
Sotto la spessa coltre favolistica si nasconde la realtà dei fatti che accomuna tutte le epoche e tutte le generazioni; in questa prospettiva l'unione tra poesia e problemi esistenziali risulta innovativa ed efficace, poichè i problemi dei fanciulli e quelli degli adulti vengono riuniti sotto un comune denominatore e vengono analizzati con il distacco tipico dello sguardo dei bambini sul mondo.


Wes Anderson in questo modo paragona il mondo dei piccoli al mondo dei grandi trovando numerose e fondate analogie: non a caso le storie d'amore qui sono due, quella tra Suzy e Sam parallela a quella segreta tra la madre di Suzy e il Capitano Sharp, con la differenza che la prima sarà pienamente vissuta in virtù della spensieratezza dei giovani contro il fallimento della seconda a causa delle disillusioni degli adulti.

Questa analogia tra i due mondi, esemplificativa del concetto che ci vuole trasmettere Anderson, ossia che tutti sono ancora un po' bambini e che il mondo potrebbe funzionare meglio se utilizzassimo la loro semplicità come regola di vita, spiega anche il fatto che non vi sono veri cattivi nei suoi film: essi sono cattivi solo perchè sono impregnati di quella rigidità tipica degli adulti.


L'armonia alla fine fine vince su tutto e con lei la colonna sonora in tema anni '60.

Wednesday, December 12, 2012

Il sospetto



Thomas Vinterberg presenta Il sospetto, il cui titolo originale è La caccia, al Festival di Cannes 2012 facendo vincere a Mads Mikkelsen, interprete del protagonista Lucas, il premio per la migliore interpretazione maschile. 
Il regista tratta il tema della pedofilia mettendo in scena un'ambientazione austera e dei personaggi fatti ad hoc per esercitare un clima di panico, poi di rabbia e, infine, di vera e propria caccia nei confronti del presunto colpevole. 
Il film si apre con una scena di caccia per i boschi della Danimarca, sport molto praticato tra gli uomini del piccolo paese in cui è ambientata la vicenda. Lucas è conosciuto e stimato da tutti, frequenta la virile compagnia di cacciatori e lavora in un asilo, unico uomo in un team di maestre. 
Klara, la figlia di cinque anni del suo migliore amico Theo, è iscritta nella scuola in cui lui lavora e trovandosi a disagio nell'ambiente famigliare in cui vive, sia a causa dei continui litigi dei genitori, sia a causa di un fratello adolescente irresponsabile, traspone il complesso di Elettra (corrispettivo di quello di Edipo nelle bambine) dal padre Theo al suo migliore amico Lucas.
Proietta in questo modo la carenza affettiva nei confronti del suo maestro, donandogli
persino un oggetto a forma di cuore accompagnato da un bacio a tradimento sulla bocca. Lui, colto alla sprovvista, la prende da parte e la rimprovera; lei si sente imbarazzata, rifiutata, e decide di vendicarsi traendo spunto dalle conversazioni sporche del fratello con i suoi amici.
La bugia della presunta violenza subìta non tarda a promulgarsi prima tra le maestre dell'asilo, poi tra i genitori e quindi per tutto il paese.
Il regista riesce a porre sulla sua scacchiera i pezzi giusti per intessere un clima nero, a dir poco animalesco, di lotte e screzi tra la vittima innocente e i suoi carnefici; le fondamenta di questo stratagemma sono prettamente psicologiche.
La prima è dettata da un luogo comune che il regista contraddice totalmente: i bambini dicono sempre la verità, sono innocenti. Il fatto che il pubblico sappia da che parte stia la verità, non fa che accrescere il suo odio per la comunità ingiusta e la sua solidarietà per il capro espiatorio (tanto che nella scena in cui Lucas si ribella finalmente ai soprusi subìti in un supermercato, il pubblico del festival ha reagito con applausi liberatori). Potremmo pensare che il regista abbia voluto giocare più sulle emozioni che sulla ricerca di uno sviluppo originale del tema stesso?



Il secondo punto su cui si basa il clima di caccia è il comportamento degli adulti: i genitori della piccola Klara non ascoltano davvero ciò che lei più volte tenta di spiegare, cioè la verità, ma applicano un processo psicologico di rinforzo nei confronti di ciò che loro vogliono sentirsi dire dalla figlia, perciò molte volte la bambina viene inibita dalle parole degli stessi adulti fino a risultare confusa sulla verità stessa della vicenda.
Tutti questi espedienti narrativi mettono in luce le angherie tra esseri umani e il clima di diffidenza che, per empatia con la vicenda di Lucas, anche il pubblico prova nei confronti di falsi amici che fanno del male gratuito ad un innocente; il regista si è garantito, in questo modo, il beneficio assoluto del pubblico, mettendo da parte la risoluzione al problema per lasciarsi trasportare da un eccesso di enfasi.
Vinterberg pilota gli spettatori e li guida verso l'unica verità possibile, facendo provare loro lo stesso odio del protagonista e rendendo scontata l'accusa così come la difesa.
A questo proposito si potrebbe citare Il dubbio di John Patrick Shanley, dal tema analogo, dove tuttavia vi è un coinvolgimento maggiore del pubblico che, imparziale, viene chiamato a decidere da che parte stia la verità ascoltando sia l'accusa che la difesa, entrambe altrettanto valide, al punto da insinuargli, appunto, un vero e proprio dubbio. In questo caso lo spettatore può concentrarsi maggiormente sia sulle differenti psicologie dei protagonisti in gioco (mentre ne Il sospetto gli unici due opposti sono Klara e Lucas) sia sulla varietà della narrazione che trova spazio in continui colpi di scena e insinuazioni. Certo potrà sentirsi spiazzato, tuttavia sarà certo di coltivare un vero sospetto che nel caso di Vinterberg non c'è. 
La caccia domina l'intero film, da cui giustamente prende il titolo originale, e si tratta di una duplice caccia: quella dei concittadini contro Lucas e della nostra contro i concittadini. 
La scena finale della caccia per i boschi, simbolo dell'avvenuta pacificazione tra il protagonista e i suoi vecchi amici, conferisce circolarità al film e una nota di tristezza e amarezza nei confronti del genere umano: qualcuno che non ha accettato ancora la verità cerca di sparare a Lucas, senza colpirlo. 
Ecco che cade  ancora una volta il velo di apparenza ed è subito il sospetto.